L’ANGOLO DELLA LITURGIA – le letture sono connesse

Pubblicato giorno 6 ottobre 2016 - Catechesi, Liturgia

Le letture sono connesse. Il versetto dell’Alleluia, che va cantato, è come la chiave di volta della liturgia

Nella liturgia della Parola i tesori della bibbia, il lettore annuncia la Salvezza

Preparare la liturgia vuol dire mettere in atto quelle condizioni che possano favorire l’incontro con il Risorto nel giardino di Pasqua. Non si tratta di obbedire a delle norme, fare delle cerimonie, ma dentro lo stile della chiesa vivere la nuzialità con il nostro Signore.

Il messale precisa che «nelle letture vengono aperti i tesori della bibbia. Conviene quindi che si osservi l’ordine delle letture bibliche, con il quale è messa meglio in luce l’unità dei due Testamenti e della storia della salvezza; non è permesso quindi sostituire con altri testi non biblici le letture e il salmo responsoriale, che contengono la parola di Dio» (Pnmr 57). Si chiede altresì che le letture siano proclamate da un lettore, mentre il vangelo o da un diacono o, in sua assenza, dal sacerdote.

Potremmo definire il lettore sentinella che sulle mura della città santa, Gerusalemme, annuncia l’arrivo della Salvezza! Il lettore è voce che sparisce mentre proclama, perché solo Cristo sia visibile e risplenda dal suo vangelo e da quello squarcio profetico che è quanto si legge dall’antico Testamento.

Nelle liturgie festive si legge una lettura dall’antico Testamento che si fa annuncio di quanto ascolteremo nel vangelo, segue un salmo responsoriale con il quale l’assemblea risponde nella preghiera a quanto ha ricevuto, poi una seconda lettura tratta dal nuovo Testamento per giungere al vertice del vangelo. Nel tempo di Pasqua anche la prima lettura è tratta dal nuovo Testamento.

Il messale precisa che «dopo le singole letture il lettore pronuncia l’acclamazione, e il popolo riunito con la sua risposta dà onore alla parola di Dio, accolta con fede e con animo grato». Dobbiamo domandarci se crediamo ciò che leggiamo, se come lettori siamo credibili e come ascoltatori affidabili. Non stiamo recitando, ma celebrando la nostra fede. Ricordiamo altresì che il salmo è un canto e andrebbe eseguito come tale dal salmista.

«La lettura del vangelo costituisce il culmine della liturgia della Parola. La stessa liturgia insegna che si deve dare a essa massima venerazione, poiché la distingue dalle altre letture con particolare onore: sia da parte del ministro incaricato di proclamarla, che si prepara con la benedizione o con la preghiera; sia da parte dei fedeli, i quali con le acclamazioni riconoscono e professano che Cristo è presente e parla a loro, e ascoltano la lettura stando in piedi; sia per mezzo dei segni di venerazione che si rendono all’evangeliario» (Pnmr 60). Proprio questo momento vertice è introdotto dall’acclamazione al vangelo che «costituisce un rito a sé stante, con il quale l’assemblea dei fedeli accoglie e saluta il Signore che sta per parlare nel vangelo e con il canto manifesta la propria fede. Viene cantato da tutti stando in piedi» (Pnmr 62). L’Alleluia si canta durante tutto l’anno, tranne in Quaresima. Una nota particolare va detta sul versetto alleluiatico: è un testo della Scrittura che si fa interpretazione, chiave di volta, raccordo di tutte le letture. Non si può toccare, né eliminare, perché sarebbe come togliere la chiave di volta in un architrave. Anche questa parte va cantata e non recitata, perché il canto non si interrompe.

Dopo le letture segue l’omelia che dovrebbe essere il conversare amorevole del pastore con il suo gregge. Essa deve aiutarci a togliere il velo dai nostri occhi, per riconoscere la perenne giovinezza della parola di Dio, sempre viva ed efficace. Per questo deve essere breve, piena di afflato, poetica, lirica, perché è un atto liturgico, non un momento catechistico o formativo. Solo un ministro ordinato la può tenere. Dopo l’omelia i catecumeni vengono congedati. Solo i battezzati rimangono per la professione di fede, il momento in cui noi riconfermiamo la nostra fede, e riconosciamo che ciò in cui crediamo ci è dato attraverso la chiesa.

Chiude questa parte della liturgia la preghiera universale dei fedeli, cioè dei battezzati, che esprimono la loro adesione a Cristo innalzando al Padre preghiere e suppliche. La successione delle preghiere è teologica. Si prega per le necessità della chiesa, per i governanti e la salvezza di tutto il mondo, per quelli che si trovano in particolari necessità, per la comunità locale. Nulla di privato perché l’Eucaristia è sempre e solo la Pasqua di Cristo sul mondo intero e sulla chiesa tutta.

Elide Siviero

servizio per il catecumenato

Tratto dalla Difesa del Popolo