Don Isaia Cimolato

Pubblicato giorno 6 febbraio 2016 - News Vas

Da Vas a Saletto di Vigodarzere

Don Isaia, ha vissuto con passione il suo servizio

Il cuore di don Isaia Cimolato si è fermato domenica sera, 31 gennaio 2016, poco dopo le 20. Aveva vissuto la sua giornata senza segnali di allarme, era sceso a cena con gli altri, aveva telefonato poco prima che la morte lo sorprendesse. Don Isaia era ospite dell’Opera della Provvidenza Sant’Antonio di Sarmeola dal settembre scorso, quando in seguito alla rottura di un femore aveva perso l’autonomia che conservava all’età di novantun anni ed aveva sentito il bisogno di una impegnativa assistenza. Così ha potuto vivere con serenità gli ultimi mesi della sua vita.

Una vita iniziata il 19 febbraio 1924 a V as, una delle ultime parrocchie della diocesi di Padova, in direzione di Feltre, da una famiglia stimata nel paese, essendo stati suo padre e suo fratello (morto e sepolto in gennaio) per lunghi anni sindaci. Entrò presto in seminario di Padova. Del periodo del Ginnasio c’è un ricordo di don Alfredo Contran, quando Isaia era in seconda superiore. “Ricordo che mio padre dopo aver sentito, nella nostra schola cantorum, il versetto “et incarnatus est…’ cantato dal Cimolato, mi disse” un solista così, se lo sognerebbero alla Scala’. Ma lui, pur conservando intatto il dono della voce, ha fatto nella vita altre cose. Il prete anzitutto”. Il dono della voce e la passione di cantare arie sacre e operistiche lo hanno accompagnato anche negli ultimi mesi.

Don Isaia ha concluso i suoi studi teologici molto giovane, per cui dovette attendere qualche mese per essere ordinato prete insieme con don Luigi Sartori a Fonzaso nel settembre del 1946. Era una classe vivace la sua: parecchi preti sono stati conosciuti in diocesi: oltre don Sartori, don Guido Galeazzo, don Marco Restiglian, don Igino Maroso, don Giovanni Viero… La sua prima nomina segnò per sempre la sua specifica vocazione di prete: quella di insegnante. Iniziò nel Seminario Minore di Thiene (al Barcon) e, come si usava allora, frequentava, quanto gli permetteva l’insegnamento, la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova. Concluse con una laurea a pieni vori nel 1955 con una tesi sugli scrittori ciceroniani del seminario. Proprio in quell’ anno il vescovo mons. Bortignon apriva il Collegio Dolomiti Pio X a Borca di Cadore ed inviava lassù un gruppo dei professori laureati del Seminario Minore: don Claudio Bellinati, don Luigi Frasson e don Isaia. Rimase tra le montagne dolomitiche per oltre vent’anni. Quando la scuola paritaria cessò nel

1971, don Isaia passò nel Liceo statale che subentrava nella stessa sede come professore di storia e filosofia.

Purtroppo nel 1976 una pranzo di festa segnò la sua vita: un tappo di una bottiglia intaccò la retina dell’occhio sinistro. Cominciò una serie di interventi chirurgici che finirono per portare la sua residenza a Roma, dove ottenne una cattedra di storia e scienze umane in un liceo della Capitale. Non furono anni felici e nel 1983, su consiglio del vicario generale mons. Alfredo Magarotto ritornò a Padova, prendendo dimora nella Casa del Clero. Continuava intanto la sua attività di insegnamento presso il Liceo Linguistico “Euroscuola”, ove svolse anche il ruolo di preside. Nel 1998 la Casa del Clero chiudeva per una radicale ristrutturazione e don Isaia si trasferì in un appartamento nella Casa san Gregorio Barbarigo a Saletto di Vigodarzere, trovando in Elisa una fedele assistenza fino alla fine. La sua attività principale è stato l’insegnamento, ma sempre godeva di vivere la domenica in un servizio direttamente pastorale, preparando accuratamente le omelie, come testimoniano tanti foglietti di appunti, conservati nei sui scaffali.

Le ultime parrocchie in cui ha prestato servizio: Arino, dove è stato a lungo a fianco del suo compagno ed amico, don Igino Maroso, e Tavo e Saletto, con cui ha stretto un legame così forte da desiderare di esservi sepolto.

Un prete ed un insegnante che ha vissuto con gioia e con passione il suo servizio agli altri, con la sua umanità e con la vasta cultura. Gli alunni che l’hanno avuto giovane professore nelle medie ne conservano il ricordo di una persona entusiasta, che coinvolgeva gli alunni così che la fatica di apprendere sembrava un grande gioco.

Sul suo tavolo nella Casa della Provvidenza è rimasto l’ultimo foglio scritto, con una grafia appena leggibile. E’ documento di come fino alla fine si sentiva insegnante e come lo avesse fatto da prete. “Quando insegnavo lettere, dopo aver spiegato i versi famosi di Salvatore Quasimodo: ‘Ognuno sta solo sul cuor della terra/ trafitto da un raggio di sole:/ ed è subito sera’ , amavo chiedere agli alunni che cosa ne pensassero e prospettavo loro una visione più ampia. “Ognuno sta assieme/ nel cuore di Cristo/ trasfigurato dalla luce della risurrezione/ ed è subito mattino/ d’un giorno senza tramonto”. Noi confidiamo che don Isaia sia entrato in questo mattino del giorno senza tramonto.

La celebrazione eucaristica di ringraziamento, di suffragio, di commiato sarà celebrata nella chiesa parrocchiale di Saletto di Vigodarzere mercoledì 3 febbraio alle ore 9.30, presieduta dal vescovo Claudio. La salma, per suo espresso desiderio, sarà deposta nel cimitero di Saletto.